Realizzare

"…" Ci sono parole, come sogno e desiderio, che sprigionano un fascino irresistibile. La ragione è semplice: aprono uno squarcio su ciò che non siamo, su quello che non abbiamo. Anche mistero è una parola carica di affabulazione, perché allude a quello che non sappiamo, che non si vede o non è ancora rivelato (come nell’enigma, nel rebus, nell’indovinello). Non è un caso che gli investigatori ci risultino così attraenti. Il non - la negazione- ricorre e ci intriga. In fondo, vale anche per gli scienziati, che si spingono oltre l’immediatamente visibile: verso l’infinitamente piccolo (un virus al microscopio, gli atomi e i quanti) o l’infinitamente grande (il cosmo, l’universo). Pure gli inventori si arrovellano su ciò che ancora non esiste: senza i sogni, non avremmo grandi scoperte, né grandi imprese. È la sfida perpetua tra il tangibile e l’immateriale, tra il finito e l’incommensurabile.
Vale per le leggi della natura, vale anche per le leggi della società. Perché la capacità umana di sognare, di produrre immagini per negare ciò che ci è dato, anche di ingannarci per mascherare il desiderio che vorremmo appagato, riporta al di là delle costrizioni materiali della storia. Siamo scontenti, insoddisfatti. Cerchiamo sempre qualcos’altro da quello che abbiamo e da quello che siamo. Perché - questo è il punto - noi siamo in grado di pensarlo, quel non. Una vera dannazione: è per questo motivo che ci rammarichiamo, siamo inquieti. Ma è anche una straordinaria opportunità: noi viviamo nel dominio della possibilità, del non ancora realizzato. Il sogno è la traccia inequivocabile della nostra libertà.

"…" ma sappiamo come Jean-Paul-Charles-Aymard Sartre si ostinava a spiegare, (tormentando il povero Huston), che ce la caveremo solo se resteremo in equilibrio come funamboli sognanti sulla corda tesa tra la realtà e l’immaginazione.

Tratto da: La Repubblica (29/08/2020) - di Massimiliano Valerii